Cos'è il Sé?
Ognuno ha un senso di se stesso o un’idea di se stesso che in Psicologia chiamiamo il Sé. Significa che il soggetto si percepisce come unico e distinto dagli altri e questo concetto può influenzare molte delle nostre azioni.
Per avere una rappresentazione di te stesso, si presuppone che almeno tu possa riconoscerti come sei. Una buona parte dei bambini può riconoscersi allo specchio dai due anni, ma gli esseri umani non sono gli unici esseri viventi in grado di riconoscere loro stessi. I grandi primati come i bonobo, i gorilla e gli scimpanzé sembrano avere una nozione rudimentale di autoriconoscimento che li permette di riconoscere, durante un esperimento un segno identificativo che veniva praticato loro quando erano in anestesia.
Il tuo senso di te stesso va oltre il semplice riconoscimento e coinvolge anche il concetto di sé. Il concetto di sé fa riferimento a tutti quegli elementi con cui una persona si descrive, quindi il nome, la nazionalità, la razza, la religione, le credenze e i valori, la percezione del proprio corpo e di come lo si vede. Una persona può descrivere se stessa come un gran lavoratore, come una persona molto sportiva, e così via..
Il Sé è oggetto di studio della Psicologia e si compone di tre aspetti:
- L’io, cioè l’identità. Il soggetto si percepisce come unico, distinto e separato dagli altri.
- Il sé, quindi ciò che l’individuo appare a se stesso, in base alla sua propria percezione e alla percezione che ne hanno gli altri.
- E il senso di sé, cioè la valutazione che il soggetto ha di se stesso, la consapevolezza e la conoscenza che ha di se stesso.
Chiamiamo concetto di sé l’insieme delle credenze o degli schemi di sé che hai su te stesso, su chi eri e su chi potresti essere. Riveli alcuni schemi che hai su te stesso quando ti descrivi. Quindi, ad esempio, le tue opinioni su quanto tu sia intelligente, attraente, piacevole o pigro fanno parte del tuo concetto di sé. Impari chi sei osservando te stesso e anche attraverso la relazione con gli altri. Questo perché una buona parte del nostro sé si sviluppa attraverso le nostre interazioni sociali per tutto il corso della nostra vita.
Ad esempio, quando ti trovi a ricoprire un nuovo ruolo sociale nella tua vita, come il ruolo di professore o di commerciante, provi ad agire nel modo più appropriato. Nel tempo, quel ruolo diventa parte del sé.
Indipendentemente dal contesto, prestiamo costantemente attenzione a noi stessi. Se hai lasciato casa tua in fretta, indossando ancora il pigiama, potresti sentirti infastidito e preoccuparti per come ti vedranno gli altri. Poiché stai frequentemente pensando a te stesso, potresti pensare che anche le altre persone prestino più attenzione a te più di quanto realmente fanno, questa tendenza è conosciuta come effetto riflettore. Può capitare di sentirci osservati di conseguenza giudicati, anche quando ciò non accade. Si chiama appunto, effetto spotlight o effetto riflettore e consiste nella tendenza innata, tipica degli esseri umani, a sopravvalutare il grado di attenzione che gli altri rivolgono al nostro aspetto o al nostro comportamento.
In genere, esattamente come te, anche le altre persone pensano costantemente a loro stesse. Mentre tendiamo ad essere consapevoli delle nostre emozioni, potremmo essere convinti che gli altri percepiscano le nostre emozioni più facilmente di quanto immaginiamo. Questo è ciò che chiamiamo l’illusione della trasparenza.
Ad esempio, se all’idea di tenere un discorso in pubblico ci sentiamo assalire dall’ansia, non è detto che le altre persone percepiscano effettivamente il nostro disagio. Ci illudiamo che le nostre emozioni siano completamente trasparenti agli altri, quando in realtà non lo sono, o almeno non lo sono nella misura in cui ci immaginiamo.
In entrambi i casi, il nostro pensiero è distorto perché vediamo le cose dal nostro punto di vista dalla nostra prospettiva autocosciente ed egocentrica. Spesso siamo angosciati dalle nostre azioni che gli altri percepiscono a malapena o a cui non danno la stessa importanza, poiché non vedono dalla nostra stessa prospettiva.
Questo è un importante processo cognitivo nella fobia o nell’ansia sociale, poiché le persone in questa condizione soffrono di un grande imbarazzo, perché pensano che il loro nervosismo sarà percepito facilmente e valutato molto negativamente dagli altri.
Molte aree come la corteccia prefrontale mediale, la corteccia parietale posteriore mediale e sia la corteccia cingolata posteriore che anteriore sono coinvolti nella nostra percezione di “Io”, di autocoscienza e di consapevolezza di sé. Queste aree, insieme ad altre, raccolgono molte informazioni su di te. Alcune ricerche hanno trovato differenze nel funzionamento del cervello legate al sé che può essere correlato a condizioni come ad esempio, l’autismo e la schizofrenia, sebbene il ruolo dell’Io nel presentare i sintomi non sia ancora chiaro.
Il modo in cui ci vediamo nei diversi contesti sociali della nostra vita dirige gran parte del modo in cui ci sentiamo e ci comportiamo con gli altri, ma influenza anche i sentimenti che proviamo per noi stessi. L’autostima riguarda tutto questo!
L’autostima dipende dal rapporto tra il sé percepito di una persona e il suo sé ideale. Il sé percepito equivale alle caratteristiche e alle qualità che la persona si riconosce, mentre il sé ideale corrisponde a ciò che ci piacerebbe essere. Una persona sperimenterà una bassa autostima, se il sé percepito non riesce a raggiungere il livello del sé ideale. L’ampiezza della discrepanza tra come ci percepiamo e tra come vorremmo essere è un segno importante del grado in cui siamo soddisfatti di noi stessi.
Le prime esperienze del bambino possono essere buone o cattive. Quando il bambino ha esperienze buone significa che i suoi bisogni sono stati soddisfattii e quindi, si sentirà gratificato, mentre se il bambino ha delle esperienze cattive che prevalgono rispetto a quelle buone, si sentirà frustrato.
Se l’insieme delle esperienze buone e cattive dà un risultato positivo, l’individuo svilupperà un’autostima stabile, al contrario se l’insieme delle esperienze buone e cattive dà un risultato negativo, perché prevalgono le esperienze cattive, l’individuo si sentirà non amato e vivrà nella costante esigenza di dimostrare il proprio valore.
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